LE AZIONI DEL PROGETTO
RIPRISTINO DI PRATERIE ASCIUTTE SU TERRENI AGRICOLI INCOLTI

fasi di ripristino di un prato magro a partire da incolti abbandonati. Foto: Fabio Bidese

fasi di ripristino di un prato magro a partire da incolti abbandonati. Foto: Fabio Bidese

Il ripristino a magredo delle aree agricole coltivate od abbandonate all'interno del Demanio idrico di proprietà regionale si è reso necessario per ripristinare ed ampliare la superficie degli habitat tutelati ma anche perché gli incolti fungono da fonte di "inoculo" di specie ruderali, avventizie ed infestanti quasi sempre di origine alloctona (Erigeron annuus, Sorghum halepense, Artemisia verlotiorum, Senecio inaequidens, Solidago canadensis,ecc). Tali specie si sono dimostrate in grado di penetrare anche nelle praterie asciutte circostanti.

Fra tutte le azioni di recupero questa appare la più significativa perché consente di ripristinare da zero un habitat di interesse comunitario come i magredi a spese di ambienti degradati, fortemente semplificati e di scarso se non nullo valore ecologico.

Il processo di ricostruzione dei magredi attraverso questa azione risulta molto lento in quanto le aree coltivate presentano un suolo alterato rispetto alle condizioni originarie che permettevano la presenza delle praterie aride. Anche dopo gli interventi di ripristino permangono nel terreno l'eccesso di nutrienti e più in generale una situazione condizionata per anni dall'uso di pesticidi e fitofarmaci, nonché dalla cospicua proliferazione di infestanti che possono persistere anche per alcune decine di anni prima di lasciar spazio alle componenti autoctone. Molte delle specie magredili ad avvenuto ripristino, anche quando tentano di attecchire, nelle aree zone più degradate si trovano spesso in condizioni di distribuzione frammentata e presentano scarse capacità di affermazione.

L'intervento di ripristino, che è serve a ricreare le condizioni di partenza e ad accelerare i processi di naturale ricolonizzazione, in linea di massima, ha previsto i seguenti steps.

  • taglio, decespugliamento, sfalcio, imballo ed allontanamento del materiale organico derivato dalla liberazione della biomassa generata dalle specie infestanti;
  • periodo di riposo del terreno con interventi colturali preparatori utili alla ricostituzione della flora batterica: false semine, semina e raccolta di specie foraggere con elevata capacità di sottrarre i nutrienti in eccesso presenti nel terreno e con ciclo colturale sfalsato rispetto a quello delle principali erbe infestanti (la rottura di questo ciclo favorisce la ripulitura del terreno dalle "malerbe")
  • diserbo meccanico (estirpatura meccanica ed esposizione dei rizomi durante i periodi di forte siccità estiva) o, in alternativa con prodotto non residuale (che non lascia residui chimici nel terreno) nelle dosi necessarie per l'eliminazione della vegetazione ruderale ancora presente;
  • preparazione del letto di semina: ove necessario aratura con attrezzo ripuntatore, erpicatura per l'asporto dei rizomi ancora presenti nel terreno;
  •  semina con seminatrice meccanica di un miscuglio transitorio (nurse crop) di cultivar di graminacee di taglia ridotta fortemente concorrenziali rispetto alle specie ruderali e contemporanea semina a spaglio della semente autoctona grezza (ottenuta tramite mietitrebbiatura) con spandiconcime appositamente modificato;
  • nelle stagioni seguenti si eseguono da 2 a 3 sfalci annuali per il contenimento delle eventuali infestanti e per la gestione del prato (i primi tagli, effettuati  verso la fine di giugno consentono: a) alle principali specie magredili di concludere il proprio ciclo vegetativo e di disperdere il seme b) di anticipare la dispersione del seme da parte delle principali specie infestanti a ciclo tardo   estivo sincrono  a quello delle principali colture della zona: mais e soia)
  • ove necessario trapianto di specie rare ed autoctone coltivate in vivaio.

L'obiettivo d'inizio progetto si prefiggeva di ripristinare mediante il recupero di superfici agricole coltivate ed abbandonate 119 ettari di magredo (anno 2012). Questa superficie è salita a 161 ettari dopo la seconda proroga con modifica di alcuni target progettuali (anno 2015)

Alla conclusione del progetto gli ettari ripristinati mediante questa azione sono aumentati a 203 ettari (101 ettari di magredo nella ZSC "Magredi del Cellina",  6 ettari nella ZSC "Valle del Medio Tagliamento", 12 ettari nella ZCS "Confluenza dei fiumi Torre e Natisone e 84 ettari nella ZSC "Greto del Tagliamento"

  1. INDRODUZIONE
  2. monitoraggi
  3. adozione dei 4 piani di gestione
  4. raccolta del seme
  5. ripristino incolti
  6. decespugliamento e disboscamento
  7. propagazione delle orchidee
  8. divulgazione
Regione FVG