IL SIC MAGREDI DEL CELLINA - MINACCE

 

Questi ambienti prativi a carattere prevalentemente pionierio come tutti gli habitat primitivi e poco evoluti rappresentano un ecosistema piuttosto precario e con bassa resilienza, cioè con scarsa capacità di reazione ai fattori di disturbo esterno. Una volta distrutti o manomessi la ricostituzione spontanea delle associazioni vegetali può richiedere parecchie decine di anni prima della sua ricostituzione allo stato originario.

Fra i principali fattori di pressione negativa del sito occorre ricordare i seguenti.

  • L'impatto dell'agricoltura intensiva fortemente specializzata e con grandi investimenti immediatamente a ridosso e dentro il SIC, soprattutto in corrispondenza del riordino fondiario di S. Foca, costituisce una possibile minaccia alla tutela degli habitat e delle specie. I principali rischi riguardano la pressione alla trasformazione degli ultimi prati stabili residui presenti all'interno dell'agroecosistema, l'utilizzo di fitofarmaci e pesticidi, in particolare nelle aree destinate alla produzione delle barbatelle (distretto di San Giorgio della Richinvelda) e il possibile rischio di sversamento di liquami derivati dall'allevamento bovino e suino sui greti e sui prati magri.
  • L'esercizio del pascolo intensivo o, al contrario, il suo totale abbandono stanno generando problematiche di segno diametralmente opposto. Da una parte, se il pascolo viene svolto nei periodi sbagliati aumentano in modo esponenziale i rischi di distruzione e disturbo delle nidificazioni nei periodi di riproduzione di molte specie tutelate dalla "Direttiva Uccelli". Analogamente un carico eccessivo del bestiame al pascolo determina l'alterazione degli habitat magredili per eccesso di calpestio e di deiezioni. Dall'altra, sulle aree protette dagli argini, il totale abbandono del pascolo unitamente alla mancata azione di ringiovanimento dei prati magri operata delle piene accelera i processi d'imboschimento. Oltre a ciò la presenza sempre più massiccia di arbusti viene favorita anche dal mancato prelievo del legname e dello sfalcio dei prati che anticamente veniva svolto su questi territori. Per ovviare a tali problematiche il pascolo all'interno del SIC è stato regolamentato con la legge regionale n. 17 del 2006 ed il tema è stato affrontato anche nell'ambito del processo di partecipazione per la stesura del Piano di gestione della ZPS "Magredi di Pordenone" (proposta di Piano del pascolo).
  • Gli interventi idraulici per il contenimento delle piene e, lo sfruttamento della risorsa idrica da parte dell'agricoltura, dell'industria o per scopi idro-potabili rappresentano un altro elemento di pressione. Un particolare impatto negativo a carico delle vegetazioni pioniere dei greti e dei magredi primitivi d'interesse comunitario è generato dai periodici interventi di sghiaiamento. Anche la presenza di sbarramenti fluviali, di arginature e canalizzazioni sta progressivamente modificando l'originaria dinamica del fiume che costituisce il principale motore di rinnovamento naturale degli habitat magredili.
  • La presenza di estese superfici di proprietà del Demanio militare, se da una parte ha consentito il mantenimento degli ambienti magredili facendo da argine alla semplificazione indotta dall'espansione delle aree agricole, industriali ed urbane, dall'altra rappresenta un fattore di pressione negativa, soprattutto la dove permangono attività di addestramento con mezzi corrazzati pesanti.
  • Occorre infine menzionare la pressione esercitata dalle attività ludico sportive, in particolare quelle che determinano, la presenza di cani vaganti, un eccessivo disturbo venatorio, voli a bassa quota di aerei da diporto o aereomodelli, accessi con mezzi a motore per non parlare addirittura dei transiti e delle attività sportive con veicoli fuoristrada. Questi ultimi, come una parte delle altre attività, sono comunque vietate e regolamentate dalle leggi regionali n. 17 del 2006 e n. 7 del 2008.
Regione FVG